PERCORSI DI FUORIUSCITA DALLA VIOLENZA

Il tavolo di discussione "percorsi di fuoriuscita e di autonomia" riunisce e mette a confronto le esperienze, le analisi e le pratiche delle donne per la stesura del Piano Femminista Antiviolenza: un reale strumento contro la violenza di genere che tenga insieme elaborazione politica e misure concrete ed efficaci di contrasto.


In continuità con l'incontro del 27 novembre abbiamo condiviso, come primo punto, la definizione di "Centro Antiviolenza":
E’  un luogo di elaborazione politica femminista il cui obiettivo principale è attivare  processi di trasformazione culturale ed intervenire sulle dinamiche strutturali da cui origina la violenza maschile e di genere sulle donne. In quest’ottica  accoglie e sostiene i singoli percorsi di fuoriuscita dalla violenza, interviene sulla formazione e la prevenzione sensibilizzando il territorio e strutturando reti.
Il Centro antiviolenza è uno spazio autonomo di donne, autogestito da organizzazioni laiche di donne, di supporto e di potenziamento nei quale si rende visibile e si contrasta la disparità di genere promuovendo un ribaltamento dei rapporti di potere sul piano individuale delle relazioni intime e sul piano generale della soggettività delle donne.
Pertanto i centri antiviolenza non sono mai servizi assistenziali e non possono essere istituzionali.
Nei centri antiviolenza la metodologia adottata è quella della relazione tra donne come pratica centrale fondata sulla lettura della violenza di genere come fenomeno politico e sociale complessivo.
I cardini principali sono:

  • la presa di posizione di parte affianco alla donna e il rispetto del suo protagonismo,
  • il sostegno dei suoi desideri e delle scelte senza imporre tempi e percorsi,
  • l’ascolto empatico e non giudicante,
  • la condivisione dei progetti.
  • Nei centri antiviolenza devono essere garantiti: la riservatezza, la segretezza, l’anonimato e la gratuità.


Ruolo cardine del centro antiviolenza è quello dell’operatrice di accoglienza, la cui professionalità non può prescindere dall’impegno politico all’interno del centro.

Abbiamo poi affrontato la discussione sul cosiddetto Codice Rosa, giungendo alla stesura di un comunicato pubblico:
"Non una di meno" esprime contrarietà al cosiddetto Codice Rosa nella sua applicazione istituzionale, e ne richiede la totale riorganizzazione al di fuori delle logiche securitarie che impongono percorsi obbligati, lesivi dell’autonomia e della libertà di scelta delle donne. Per scongiurare la sanitarizzazione e l’istituzionalizzazione della violenza, che la sottraggono all’analisi femminista come fenomeno strutturale, per ridurla a interventi di tipo repressivo, assistenziale e meramente emergenziale, pretendiamo che nell’elaborazione di qualsiasi iniziativa di contrasto alla violenza vengano coinvolti attivamente i centri antiviolenza.